703 giorni (Italian Edition) by L.F. Koraline

703 giorni (Italian Edition) by L.F. Koraline

autore:L.F. Koraline [Koraline, L.F.]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788822734952
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2019-09-27T22:00:00+00:00


Capitolo 26

Sean scatta in piedi come una molla. Il suo sguardo muta dalla tenerezza alla paura in un istante, poi, con altrettanta rapidità, il suo volto cambia di nuovo espressione, trasformandosi in una maschera di rabbia.

Si china e porta il suo viso all’altezza del mio. Io me ne resto seduta, con la coperta stretta intorno al corpo, mentre nelle vene inizia a scorrermi sangue e pentimento. Forse non era il momento giusto per nominare quel posto e quei labirinti, ma almeno ora so che il mio intuito non mi ha tradito. Lui è il bambino che avevano dichiarato morto. Mi è bastato vedere l’espressione della sua faccia per averne la certezza.

«Sean, siediti, per favore», lo supplico con dolcezza, ma la sua risposta è tutt’altro che dolce.

Mi stringe le guance in una mano, così forte da farmi male. Stringe con rabbia e mi fulmina con lo sguardo.

Non l’ho mai visto in questo stato. Sento i suoi denti scricchiolare, tanto preme la mandibola contro la mascella.

Vorrei pregarlo di mollare un po’ la presa, vorrei dirgli che mi sta facendo male, ma non riesco a pronunciare una sola parola.

La mia faccia è paralizzata tanto stringe con rabbia.

«Chi cazzo sei? Come cazzo fai a sapere di quel posto?».

Sollevo le mani e provo a liberarmi, ma fallisco. Non ho abbastanza forza. Mi divincolo, ma lui per tutta risposta stringe ancora più forte.

Le guance premono contro i denti e insieme al dolore arriva anche il sapore del sangue.

Gli occhi mi si riempiono di lacrime e non faccio nulla per fermare la loro inevitabile corsa.

Sean soffia rabbia dal naso e urla furia dalla gola, furioso, emettendo una serie di suoni rauchi che mi fanno rabbrividire.

Impossibilitata a fare altro, inizio a schiaffeggiargli le braccia con entrambe le mani e a sbattere i piedi per terra, ma lui, invece di mollare la presa, usa la mano libera per afferrarmi i capelli e tirarli forte.

«Chi cazzo seiii?», mi urla in faccia.

Le lacrime si mescolano al sapore del sangue, in una paura amara e incontrollabile. Sembra fuori di sé. La follia serpeggia nel suo sguardo, così come nel suo respiro, sempre più incalzante. Dalla bocca sento colare qualcosa, forse saliva, forse sangue, forse entrambe le cose.

Sento il collo bagnarsi. La sua presa si allenta. Credo di essermi tagliata le guance contro i denti.

Sean mi lascia andare bruscamente, con un gesto sprezzante che mi fa tremare. Sbatto con la schiena contro la panchina, ma mi alzo subito per allontanarmi da lui il più in fretta possibile.

Non me lo impedisce e mi volta le spalle non appena mi vede tamponare, con una mano, il liquido che mi cola dalla bocca al collo.

Volto il palmo per guardare. È sangue.

«Sei un pazzo criminale, un bastardo, una testa di cazzo. Sto sanguinando, brutto figlio di puttana», urlo, furiosa e spaventata come mai prima d’ora.

Sono in mezzo all’oceano su una barca con un pazzo che mi stringe le guance fino a farle sanguinare e non ho nessuna stramaledetta via di fuga.

Improvvisamente mi rendo conto che forse ha sempre avuto ragione sul suo conto.



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